4ª Domenica di Quaresima

11 marzo 2018

Vangelo: Marco, Cap. 10, vv. 32-40
Omelia del Pontefice Samuele

In questa quarta domenica di Quaresima continuiamo insieme a meditare la passione di Gesù. Oggi il Vangelo di Marco, che ci accompagna in questo anno liturgico, ci invita prima di tutto a riflettere sul terzo annuncio della passione che Gesù fa ai Suoi Amici e quindi ci presenta il momento in cui alcuni apostoli chiedono a Gesù un posto.

Narra il Vangelo: “Gesù è in viaggio per salire a Gerusalemme e cammina davanti a loro ed essi erano stupiti” (Mc 10, 32a). Gesù si mette in viaggio nella piena consapevolezza di ciò che lo attende. Ma avanza senza paura, con fierezza, camminando avanti ai Suoi, che sono stupiti di tutto ciò. E anche coloro che seguono il Figlio di Dio lo fanno con “timore” (Mc 10, 32b), quel santo timore che si prova davanti a Dio, che tanti già allora riconoscono nella Persona del Maestro.

Gesù cammina diritto. Gesù, l’umile Agnello, avanza fiero, per dare forza ai Suoi. Cammina a testa alta, affinché i cristiani, nel tempo e nella storia, possano imitarLo fino alla fine, soprattutto quando ci si trova a dover affrontare le prove, a dover andare incontro alla prova, così come Gesù era ben consapevole di dover andare incontro alla prova che lo attendeva nella cosiddetta “città santa”, che santa già non era più, quella Gerusalemme; ma per tanti ritenuta tale.

Gesù avanza, umile ma fiero. Gesù non è il “grande umiliato”, come qualcuno vorrebbe far credere ora, in questi tempi. Gesù è fiero. Umile ma fiero (Mc 11,29). Non umiliato. È diverso. E manifesta questa fierezza che giunge fino a noi, per farci comprendere con quale spirito si devono affrontare le prove e tutti coloro che combattono lo Spirito di Dio. Ora come allora lo Spirito del Maestro è vivo e guida i cristiani facendoli avanzare a testa alta. Umili, i cristiani, ma non umiliati. L’umiliazione sarà lasciata ad altri, a chi ha pronunciato queste parole, a chi dice che Gesù è il “grande umiliato”. A costoro lasceremo l’umiliazione. I cristiani invece devono avanzare a testa alta, umili ma fieri del cammino che devono percorrere, che devono intraprendere.

Questo è quello che serve ora in questi tempi. Questo è il tempo in cui la comunità cristiana deve rialzare la testa, deve ritrovare il proprio senso di appartenenza, la propria storia, mostrando con fierezza santa i propri simboli, primo fra tutti la Croce (Gal 6,14), quella Croce che illumina il mondo, quella Croce che svetta anche in questo Santuario. Quella Croce di luce, quella Croce d’oro, che ci porta al Cristo vittorioso, non al Cristo sconfitto, non al Cristo umiliato.

Questa è la fierezza che dobbiamo trasmettere ora, come cristiani, alla comunità cristiana, a tutti i cristiani; per poter ridare ad ogni cristiano quel senso di appartenenza che in altre realtà invece si vorrebbe far perdere. Non si può svendere la propria identità nel nome di un presunto rispetto verso coloro che professano un’altra idea di religione, seguendo l’esempio del vertice della Chiesa di Roma che in un incontro pubblico ha preferito togliere i simboli della fede cristiana per non mancare di rispetto verso altri, verso coloro che in quel momento erano ospiti. Quello non è “rispetto”. Quello è svendere la propria identità, nascondere i propri simboli.

Questo è ciò che non deve accadere in questo tempo, dove con fierezza ognuno manifesta i propri simboli senza, con questo, mancare di rispetto agli altri. Si deve ben comprendere tutto ciò che si vive e non lasciare che le parole prendano il posto di ciò che è essenza e sostanza. Perché se i cristiani si vergognano della Croce, se i cristiani si vergognano del Presepe, come sempre più spesso a Natale avviene, ci si vergogna di Gesù, del simbolo di Gesù. E che cosa succederà? Succede che chi si vergogna di Gesù davanti agli uomini… Poi succede che, a costoro, quella vergogna sarà manifesta nei confronti del Padre, perché Gesù non li riconoscerà di fronte al Padre (Mc 8,38; Lc 9,26). Ecco quello che non deve succedere.

Per questo i cristiani devono mantenere ben salde le proprie radici e vivere nell’essenza e nella sostanza gli insegnamenti del Vangelo, per portare tutti a Cristo, affinché in Cristo tutti possano salvarsi (Mc 16,16; Gv 10,9; Rm 10,9; Rm 11,26). Perché questo è ciò che vuole il Padre. Questo è il Progetto di salvezza voluto dal Padre, che ha mandato il Figlio, Gesù, affinché tutti, credendo nel Figlio, possano salvarsi. Questo è il Progetto di salvezza del Padre. E al Padre si deve obbedire prima che agli uomini (At 5,29). E quando gli uomini sbagliano, insegnando dottrine umane che tradiscono l’insegnamento di Dio, i fedeli di Dio hanno il dovere di denunciare l’errore degli uomini.

Questa è la vera passione di Gesù e dei cristiani di oggi. Quella che li porta a difendere l’azione dello Spirito di Dio, che si muove nella storia, contro coloro che vorrebbero fare della religione un potere umano, da usare a proprio vantaggio ma a discapito del popolo di Dio. Questo ci insegna la storia del popolo di Dio. Questo ci insegna la storia di Gesù, mandato dal Padre per demolire un sistema religioso fatto di soli uomini che avevano fatto della religione un potere, schiavizzando nuovamente il popolo con una serie di precetti umani (Mt 15,9; Mc 7,7) ma allontanando il popolo nella realtà dall’azione dello Spirito, quello Spirito che procede nella storia, dal Padre e dal Figlio; e avanza per aiutare i figli di Dio a rimanere fedeli al volere del Padre.

Ecco allora il terzo annuncio della passione di Gesù, che oggi meditiamo, che ci presenta il Vangelo di Marco: Gesù che “prende in disparte i dodici e preannuncia quello che gli sarebbe accaduto” (Mc 10,32b). Dice testualmente Gesù: “il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte” (Mc 10,33). Quindi è chiaro chi sono coloro che condannano a morte Gesù: i sacerdoti. La storia di Dio ci insegna che gli omicidi di Dio, coloro che hanno ucciso Gesù e i profeti di Dio sono i sacerdoti, coloro che avrebbero dovuto aiutare il popolo a riconoscere e ad accogliere Dio e il Suo Spirito nella storia e che hanno invece ucciso Gesù e il Suo Spirito, che ha parlato nella storia tramite i Suoi messaggeri.

Questa è la vera passione del Dio incarnato e di tutti i Suoi figli, coloro che vogliono rimanere figli di Dio. Questo è compartecipare alla Messa viva, continua e palpitante del Figlio di Dio. Questo è bere quel calice, come Gesù dice ai Suoi Apostoli nel Vangelo oggi proclamato (Mc 10,39). Questo è vivere la Messa, come Gesù ha rivelato alla Sua Fanciulla (Colei che tutti quanti noi abbiamo conosciuto ed amato): la Messa, che “è essenzialmente la rinnovazione del sacrificio di Cristo”. Non un sacrificio finito, terminato. Ma un Sacrificio vivo, che si rinnova quotidianamente per portare a termine il compimento di salvezza voluto dal Padre in Suo Figlio. Chi non comprende ciò, non comprende il significato vivo della Messa, della passione di Gesù e dei Suoi figli. Dio è Spirito, come afferma Gesù nel Vangelo (Gv 4,24). E tutto deve essere vissuto e compreso in chiave spirituale. Ecco che in questi ultimi tempi, in cui tutto si compie, anche il significato della Messa, il significato del fare ed essere in comunione con Gesù, deve essere compreso e vissuto alla luce dell’azione viva dello Spirito (1Gv 1,6-7). Tutto è Spirito. Dio è Spirito. E in chiave spirituale tutto sarà compreso fino in fondo. Così la Messa e così il “fare la Comunione”, essere in Comunione, da Cuore a cuore, da Spirito a spirito con Gesù. Sempre. Quotidianamente. In ogni istante. Non una volta al giorno, una volta alla settimana o periodicamente. Come dice Gesù a conclusione del Suo discorso sul Pane vivo disceso dal Cielo nel Vangelo di Giovanni: «È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita» (Gv 6,63), dice Gesù. E vanno comprese, quelle parole; quel significato profondo che hanno quelle parole.

Maria, la Madre di Dio, ha vissuto la Messa, pienamente. Ha vissuto pienamente la passione di Gesù, compartecipando fino alla fine al Sacrificio del Figlio, fin sotto la Croce (Gv 19,25). Nessuno può affermare che Maria sotto la croce può aver pensato di essere stata ingannata dal Padre. Mai Maria ha dubitato del Padre. Mai Maria ha pensato che il Padre sia stato bugiardo con Lei. Chi afferma ciò? Perché ciò è stato affermato, dicendo in una pubblica omelia che Maria avrebbe pensato e detto nel suo cuore “Bugie, sono stata ingannata!” Questo ha affermato il pontefice della chiesa di Roma. Come si può pensare ciò di Maria? Non è scritto da nessuna parte, ma soprattutto non è nel Suo Cuore. Quale spirito ha suggerito queste parole? Non lo Spirito che è in Maria, perché non si sarebbero potute pronunciare queste parole contro la Madre di Dio, mettendo il dubbio nel cuore dei figli di Dio che Maria abbia potuto pensare ciò. Maria è rimasta fedele stando sotto la Croce, compartecipando alla Messa viva del Figlio che in quel momento andava in onda, si viveva.

Chi vuole vivere il Regno di Gesù già ora, nell’attesa di poterLo vivere nella pienezza, si deve preoccupare di rimanere fedele al Vangelo (Mc 1,15), senza dare interpretazioni fantasiose alla storia di Gesù e di Maria. Si deve rimanere in ascolto della voce dello Spirito Santo, che avanza nella storia per far comprendere a tutti il compimento del Progetto di salvezza del Padre, che il Padre ha voluto per l’umanità. Non cambiare gli insegnamenti e la storia, dimenticando qual è il Progetto che il Padre ha voluto per i Suoi figli.

Chi vive la Chiesa di Cristo, chi è parte del Corpo mistico di Cristo, dell’Assemblea dei credenti in Cristo, non si deve preoccupare del posto o del ruolo da occupare, così come abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi (Mc 10,40). Perché così facendo si rischia di far naufragare la chiamata ricevuta, di rinnegare la chiamata ricevuta, di non ascoltare più l’azione dello Spirito Santo, che parla da Cuore a cuore. E non ascoltando la Voce dello Spirito Santo si rischia di umanizzare la Chiesa; e vivere la Chiesa come un qualsiasi centro di potere umano, come avviene negli altri enti, che sono nel mondo, dove ognuno pensa egoisticamente a se stesso.

Facendo ciò, si tradisce lo Spirito Santo e si ascolta la voce di un altro spirito, che santo non è: uno spirito di divisione, uno spirito che non pone al centro la fratellanza, ma la distrugge, la fratellanza; uno spirito egoistico e spietato, che fa perdere l’essenza dell’essere Chiesa, “Ecclesia”, Assemblea dei fedeli, dei credenti in Cristo. E si vive la divisione: fratello contro fratello, sorella contro sorella.

Nel momento in cui si tradisce lo Spirito Santo, quella chiesa non è più e perde la sua vocazione di andare incontro al mondo, di essere cattolica, per pensare all’universalità dei fedeli. Diventa una chiesa di soli uomini, che gestiscono la spiritualità come un potere, al pari di altri uomini; e ci si dimentica del popolo di Dio.

Questo è ciò che sta avvenendo in altre realtà, dove lo spirito di fratellanza ha lasciato il posto ad uno spirito egoistico, personale, che porta i fratelli a farsi la guerra l’uno contro l’altro, dove si è smarrita la “cattolicità” del messaggio cristiano, dove non si ascolta più la voce dello Spirito Santo. E per evitare che qualcuno possa mettere in dubbio il primato spirituale di quella realtà, si preferisce affermare che la rivelazione è chiusa, è terminata.

Nessun uomo, nessuna istituzione potrà fermare l’azione dello Spirito di Dio che procede nella storia. Lo Spirito di Dio avanza e avanzerà. In questa Chiesa lo spirito di divisione non deve entrare. Nessuno deve pensare al posto da occupare, né qui e né in Cielo. La chiamata è del Padre. Ognuno deve preoccuparsi di rispondere alla chiamata del Padre, rispondere bene, quale che essa sia, affinché ognuno possa portare frutto, per il proprio bene e per il bene dei fratelli, senza lasciarsi vincere dall’egoismo, dall’invidia, dalla gelosia, del voler vedere la chiamata del fratello, del voler guardare a che cosa fa il fratello o la sorella, perché così facendo si perde di vista la propria chiamata. Noi non dobbiamo cercarci un posto o un ruolo. Già ci pensa Gesù. Ci ha pensato Gesù. Vi ricordate Gesù che disse: “Io vado, ma dove vado io ora voi non potete venire. Ma Io vado a prepararvi un posto?” (Gv 13,33; 14,2c). Le ricordate queste parole del Vangelo? Ecco, Gesù ci ha preparato un posto. Ci ha donato questa Terra d’Amore. Ci ha donato la Nuova Gerusalemme, dove tutti quanti siamo liberi di poter entrare e vivere già ora quel Regno che Gesù ci ha promesso, nell’attesa del compimento finale dove tutto ciò sarà vissuto nella totalità. Ma già ora possiamo – tutti quanti, tutti coloro che lo vogliono, a cuor sincero – vivere questa realtà, che il Padre e Gesù ci hanno donato. Ecco perché non ci dobbiamo affannare umanamente a conservarci un posto, anche perché lo si perderebbe, perché è il Padre che decide e assegna i posti, come spiega Gesù ai Suoi Apostoli. Noi dobbiamo preoccuparci di rimanere fedeli al Vangelo, fedeli agli insegnamenti di Gesù; e seguire l’esempio di Colei che Gesù ci ha donato per poter camminare fino in fondo e portare a compimento ciò che ognuno di noi deve portare a compimento.

Ecco l’esempio di questa Fanciulla, a cui tutti quanti siamo legati, perché il Suo vivo esempio cammina e continua ad accompagnarci. Guardando al Suo Cuore, guardando al Suo volto, guardando al Suo sguardo, nessuno si perderà. Il Padre L’ha chiamata per donarci questo Luogo, questa Terra d’Amore, questa Nuova Gerusalemme (Ap 21,2). Ora tocca a noi continuare questo cammino, affinché tutto ciò che Ella ha compiuto non vada disperso, ma al contrario sia portato a compimento fino in fondo.

Ecco che viviamo gli ultimi tempi, come già tante volte abbiamo avuto modo di dire e così come Ella stessa ci ha rivelato. E in questa Chiesa gli errori del passato non devono ripetersi. Noi, figli di questa Madre Chiesa, siamo chiamati ora a compartecipare e a fondere la nostra vita nel Sacrificio di Cristo, a bere fino in fondo il Suo calice, sull’esempio della Sua Fanciulla, chiamata in questa Terra d’Amore ad annunciare il compimento della promessa di salvezza del Padre per l’umanità.

In questa Chiesa, Cristiana e Universale, vogliamo portare tutti quanti a compimento ciò che è stato iniziato, per continuare a vivere in comunione con il Suo Cuore, la Messa viva di Gesù, continua e palpitante, che porterà alla salvezza tutti i figli di Dio e tutti gli uomini e le donne che sono animati dalla buona volontà. E così sia.