5ª Domenica di Quaresima

18 marzo 2018

Vangelo: Marco, Cap. 11, vv. 15-19
Omelia del Pontefice Samuele

In questa quinta domenica del tempo di Quaresima il Vangelo di Marco ci propone il momento in cui Gesù scaccia i mercanti dal tempio (Mc 11,15). Gesù sale a Gerusalemme, che era considerata la città santa. E Gesù entra nel tempio di quella città. In realtà Gerusalemme già santa non era più, in quanto in essa non dimorava più lo Spirito del Padre; e quello che per tanti era considerato il tempio santo, “tempio santo” non era più, perché in esso non vi era più lo Spirito del Padre, che era vivo nell’Uomo Gesù, Dio (Lc 4,1.14).

Questa è la prima riflessione che il brano del Vangelo di Marco oggi ci suscita. Dove è presente lo Spirito del Padre, vi è la santità. Dove il Padre ha ritirato il Suo Spirito, la santità non vi è più. Può il Padre ritirare il Suo Spirito? Certo che il Padre può. Il Padre tutto può. Stolti sono quegli uomini che pensano che il Padre non possa mutare il Suo intervento nella storia. La storia di Dio ci insegna l’esatto contrario. Pensiamo all’Alleanza. Il Padre ha stipulato il Suo patto di amore con gli uomini più volte nel corso della Sua storia. Il Padre è sempre stato fedele al Suo Patto di Amore. Il Padre non ha mai tradito. Ma nel momento in cui gli uomini hanno tradito quel patto, quell’Alleanza, e, nonostante i richiami e gli avvertimenti del Padre, hanno continuato a sbagliare, a perseverare nell’errore, il Padre ha annullato quel patto e lo ha ristabilito, rinnovato, con coloro che nel frattempo Egli aveva preparato e che Gli sono rimasti fedeli (Eb 8, 6-13).

Così è stato fin dal principio, fin dalla Genesi. La storia di Adamo e di Eva prima (Gen 3,16-24); la storia di Noè e della Sua famiglia poi (Gen 6,17-18), ne sono un esempio chiaro. Così è stato con il popolo ebraico, con i figli di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Quell’Alleanza, prima stipulata (Gen 17,4.21; 35,10-12), è stata poi revocata dal Padre, annullata (Eb 8,13), perché, nonostante i Suoi numerosi avvertimenti, gli uomini hanno continuato a fare ciò che era male ai Suoi occhi, arrivando finanche ad uccidere Dio, il Dio incarnato, Gesù. E così il Padre ha rotto quell’Alleanza, che il Padre stesso aveva definito più volte “eterna” (Is 24,5).

Nella Sacra Scrittura tanti sono i riferimenti, nell’Antico Testamento, in cui si parla di questa Alleanza che doveva essere eterna (Gen 9,12.16; 17,7.13.19; 2 Sam 23,5; Sir 17,10; 45,15; Ger 32,40; Ez 16,60). L’ha abrogata il Padre, per stipularne una nuova in Cristo Gesù e con i Suoi figli, i cristiani (Lc 22,20). E quindi si è sbagliato, si era sbagliato il Padre nel definire “eterna” quell’Alleanza che poi Lui stesso avrebbe rotto? Il Padre non si sbaglia. Sono gli uomini che sbagliano. E in conseguenza a ciò il Padre calibra e ricalibra la sua azione nella storia. Questo è ciò che tanti non vogliono comprendere, si ostinano a non voler capire. “Ma se il Padre già sapeva che sarebbe finita così, perché lo ha permesso? Perché ha chiamato quegli uomini e non ne ha chiamati altri?”. Tanti ancora oggi fanno questi ragionamenti. Ma ciò che non si vuole comprendere è che la differenza la fanno gli uomini, in virtù della libertà che il Padre ha donato loro. Gli uomini chiamati da Dio possono rimanere fedeli alla chiamata o tradirla. E in conseguenza a ciò il Padre stabilisce come proseguire. E’ la libertà che fa la differenza.

Anche la vicenda de Re Saul e del Re Davide è significativa in questo contesto, in questo nostro ragionamento. Dapprima il Padre ha ordinato al profeta Samuele di ungere Re Saul (1Sam 9,17; 10,1). In seguito, però, a causa dell’infedeltà di Saul (1Sam 15,10-11.23-28), mentre Saul era ancora in vita, il Padre ha ordinato al suo profeta di ungere Re un altro uomo: Davide (1Sam 16, 11-14).

La Verità è che coloro che sono chiamati e scelti da Dio e stipulano un patto di Amore e di fedeltà con Dio, devono rimanere fedeli al patto stipulato. Il Padre lascia liberi gli uomini ma nello stesso tempo il Padre è altrettanto libero di annullare quel patto, a causa dell’infedeltà di chi lo ha tradito. Non si possono accampare diritti con il Padre; e pretendere che il Padre in virtù di chissà quale diritto debba fare una cosa o non farne un’altra.

Una è l’Alleanza che il Padre stipula con il Suo popolo. Non vi possono essere contemporaneamente più alleanze. Quella con il popolo ebraico non c’è più. Questo è scritto anche nella Sacra Scrittura (Eb 8,13), anche se il pontefice della Chiesa di Roma ha più volte affermato il contrario (sia in documenti pubblici, sia in un incontro tenutosi nella Sinagoga di Roma, dove è stato detto che questa Alleanza in realtà non è mai stata abrogata). Alcuni sacerdoti della Chiesa di Roma hanno giustamente gridato allo scandalo, vedendo scritte ed ascoltando queste affermazioni che sono contro la Sacra Scrittura e contro tutto ciò che i cristiani sempre sanno: che l’Alleanza è con il popolo cristiano, non più con il popolo ebraico. Quella era la vecchia. Ma nonostante alcuni sacerdoti della Chiesa di Roma abbiano gridato allo scandalo, i vertici di quella realtà sono rimasti in un silenzio assordante e complice, tacendo e di conseguenza acconsentendo a quella che per tanti è stata definita una “pubblica eresia”.

Questo è ciò che deve fare riflettere. Chi è animato dallo Spirito Santo si erge e obbedisce a Dio prima che agli uomini, anche se eminenti. Così come dissero Pietro e San Giovanni Apostolo: “A chi dobbiamo obbedire? Ditecelo voi. A chi dobbiamo rimanere fedeli, a Dio o a degli uomini, che ritengono di portare Dio ma che nei fatti con il loro comportamento dimostrano l’esatto contrario?” (At 4,19; 5,29). La santità è determinata dalla presenza dello Spirito Santo. Dove lo Spirito Santo non vi è, ogni azione compiuta dagli uomini perde di efficacia.

Vi porto un esempio, che si vive quotidianamente in un’altra realtà, che tanti ancora frequentano, tanti cristiani. Quando il ministro, il sacerdote, invoca il Padre affinché mandi il Suo Spirito a santificare i doni, che cosa succede? Quella preghiera non è un automatismo, ma è una concessione del Padre, che può decidere se mandare il Suo Spirito oppure no. “Ora noi ti preghiamo Padre Santo: manda il Tuo Spirito a santificare questi doni”. Ebbene è una preghiera: “noi ti preghiamo”. Non è un automatismo. Il Padre non è obbligato, perché un uomo lo chiede, a mandare lo Spirito. Se il Padre lo vuol mandare, lo manda; ma se il Padre non lo manda, che cosa succede? Se il Padre ha ritirato nel frattempo il Suo Spirito, che cosa succede a quei doni che sono su quel tavolo, su quella tavola, su quella mensa? È lo Spirito che fa la differenza. È il Padre che stabilisce dove inviare il Suo Spirito e dove no, per manifestare senza dubbi, in modo univoco, in quale Casa dimora il Suo Spirito. Sennò si creerebbe confusione. Una è l’Alleanza che il Padre ha stipulato e rinnovato e ristabilito; e una è la Casa in cui manda il Suo Spirito, per dimostrare senza dubbi dove dimora quello Spirito.

Nel Vangelo oggi ascoltato Gesù fa qualcosa di eclatante, che è rimasto alla storia.

Nel rovesciare i tavoli dei cambiavalute e nel rovesciare le sedie dei venditori di colombe (Mc 11,15), Gesù prefigura nello Spirito quello che già sarebbe stato. Proviamo a leggere questa pagina non solo nel contesto storico, ma proviamo a leggerla in un contesto escatologico, di ciò che si sarebbe dovuto compiere, di ciò che sarebbe dovuto essere. La tavola riporta alla mensa, alla Messa; e quindi al Sacrificio di Cristo, che sarebbe stata svenduta da coloro che sono “cambiavalute”, che sono nel tempio: coloro che per interesse personale hanno svenduto il Sacrificio di Cristo. Avrebbero svenduto il Sacrificio di Cristo. Hanno svenduto il Sacrificio di Cristo. La Colomba riporta allo Spirito Santo. I venditori di colombe, che sono nel tempio, evocano chi avrebbe venduto, tradito la Colomba, che rappresenta lo Spirito Santo. Il gesto di Gesù, letto in chiave escatologica, ci preannuncia il tempo che stiamo vivendo, dove l’azione dello Spirito del Cristo Risorto irrompe nella storia, nel vecchio tempio, per scacciare coloro che hanno svenduto il Sacrificio eucaristico di Cristo e coloro che ne hanno tradito lo Spirito.

Questi sono i tempi in cui tutto ciò si compie. La città che tanti considerano santa, santa non è più (Ap 18,2). Quella basilica, che un tempo era considerata la culla della cristianità, non è più santa. Non è più santa perché in essa non vi dimora più lo Spirito del Padre, perché gli uomini che la abitano, a partire dal suo vertice, hanno tradito lo Spirito del Padre, come annunciato nella Sacra Scrittura (2Ts 2,3) e come è stato profetizzato nel corso della storia dai piccoli pastorelli, gli umili messaggeri di Dio, che hanno parlato per voce dello Spirito Santo, ma che non sono stati ascoltati. Ed hanno preannunciato la grande apostasia che sarebbe iniziata a partire dal vertice di quella realtà, della chiesa di Roma. Ma gli uomini hanno preferito non ascoltare la voce dello Spirito: hanno preferito tapparsi le orecchie, chiudersi gli occhi per non udire e per non vedere ciò che in realtà sta accadendo difronte a loro, quotidianamente. Il mercato non è finito in quella realtà. Si fa mercato nel nome di Dio, si mercanteggia, si baratta ciò che mai dovrebbe essere barattato. Ecco quel mercato vivo, che purtroppo è davanti agli occhi di tutti (Ap 18,3).

Non si può svendere Cristo per cercare di riunire tutti in una nuova filosofia religiosa mondiale, in una nuova chiesa mondiale, di fatto, dove Cristo non è più centro, non è più la Roccia, non è più la Pietra angolare; ma dove Cristo è nuovamente la pietra scartata. Con il pretesto di voler accogliere tutti, di voler andare incontro a tutti, in realtà si allontana tutti da Cristo. E si tradisce il Progetto di salvezza voluto dal Padre, che si compie solo e soltanto in Cristo (Mc 16,16; Gv 10,9; At 2,21; Rm 10,13; 1Ts 5,9; 2Tm 2,10; 3,15). Questo è il sottile inganno, che tanti non riescono a comprendere e a decifrare: far credere di voler accogliere tutti per in realtà allontanare da Cristo, per far sì che tutti possano pensare che o credere in Cristo, o credere in Maometto, o credere in Budda, o credere nella religione ebraica o credere nell’induismo o credere in altro, in realtà è più o meno la stessa cosa. Così è stato diffuso in un videomessaggio, diffuso al mondo intero, il 6 gennaio del 2016, dal vertice della Chiesa di Roma. Ma la storia di Dio non è “più o meno”: è. O è o non è. Il Padre ha mandato il Figlio perché tutti credessero nel Figlio, Gesù, l’unico Dio incarnato. Questa è la differenza. Questo significa svendere il primato di Cristo e della religione cristiana; svendere l’azione viva dello Spirito Santo. Ecco perché poi Gesù si arrabbia.

Per questo, di contro, il Padre ha preparato per tempo la Sua Dimora, la Sua nuova Dimora, la Nuova Gerusalemme, così come è stata annunciata (Ap 21,2-3), rivelata al mondo dalla Sua Fanciulla, Maria Giuseppina, che è qui difronte a voi, a tutti quanti noi, Colei che è stata chiamata, scelta dal Padre, per accogliere il Suo Progetto e preparare il popolo di Dio a questa svolta, epocale. Ecco l’Isola Bianca, preannunciata, dove il Padre ha promesso che avrebbe preservato la purezza della fede. L’isola che si stacca da ciò che è terraferma. Ecco che in quella parola già si sarebbe dovuto comprendere il Progetto del Padre. D’altronde lo abbiamo ascoltato anche in questi giorni. E’ stata riproposta quella sua intervista unica: “Tanti segreti Gesù mi ha rivelato; ma ancora non li posso rivelare”. Quei segreti sono stati rivelati a chi doveva ascoltarli, per poi aiutarla a mettere in pratica ciò che si sarebbe dovuto fare. Certo non li poteva dire in televisione. Stolti coloro che pensano che ora, chi sta portando avanti tutto ciò, lo sta portando avanti da sé. Si sta attuando ciò che è stato rivelato, certamente nel segreto e nell’intimità del cuore. Questa è la continuità santa, che tanti vorrebbero ancora una volta spezzare per far comprendere che in realtà si sta facendo qualcosa di diverso. È un unico filo che lega il Progetto del Padre, dall’inizio alla fine. E ora insieme lo dobbiamo portare avanti come Chiesa. Perché se gli uomini avessero accolto i messaggeri di Dio nella storia; se gli uomini avessero accolto e dato credito al Suo annuncio, il Padre non avrebbe voluto questa Chiesa, ma tutto sarebbe andato avanti come prima. Ma dato che gli uomini, nella loro libertà, hanno scelto di fare diversamente, di non ascoltare lo Spirito del Padre che tramite la Sua Fanciulla ha parlato, così come aveva parlato prima tramite altri Suoi messaggeri, il Padre che cosa doveva fare? È andato avanti e ha svoltato. E ha ritenuto di fare in questo modo. E in obbedienza al Padre, eccoci qui, per portare a compimento ciò che è nel Suo Cuore. Ecco questa Chiesa. Ecco la Nuova Gerusalemme, annunciata dalla Sacra Scrittura (Ap 21,2), annunciata al mondo intero dalla Fanciulla di Dio. E quando lo ha fatto non ha ricevuto elogi, anzi: critiche su critiche. Chi ora dice che prima è stata ben trattata da quel cortile, mente sapendo di mentire. Come l’hanno trattata? Noi lo sappiamo: i pianti e le sofferenze, intime, che ha vissuto questa donna a causa di tutto ciò; e a causa pure di altro, intimo. Ecco la storia che noi siamo qui per completare e portare a compimento.

Domani ricorre la Festa di San Giuseppe, questo grande personaggio della cristianità. E al prode Custode della Chiesa Universale di Cristo ci rivolgiamo, affinché questo Padre Santo possa custodire il Tesoro della cristianità, continuando a custodire e a proteggere il Mistero del Bambino Gesù da chi lo vorrebbe di nuovo spiritualmente uccidere nel cuore di tanti, non volendo riconoscere e far accogliere la realtà e la spiritualità di questa Chiesa. Nessuno può negare il pieno diritto a questa Chiesa di essere riconosciuta davanti agli uomini.

Maria Santissima e San Giuseppe, insieme, proteggano il Mistero del Bambino Gesù, sceso dal Cielo in questa Terra d’Amore per ridonare a tutti i figli di Dio e a tutti gli uomini di buona volontà la vera libertà e la vera fede, pura e santa, che nell’Isola Bianca il Padre, in questo Santo Mistero, ha voluto nuovamente donare a tutta l’umanità. E così sia.