3ª Domenica di Quaresima
4 marzo 2018
Vangelo: Marco, Cap. 9, vv. 30-40
Omelia del Pontefice Samuele
In questa terza domenica di Quaresima Gesù, nel Vangelo di Marco, preannuncia per la seconda volta la Sua Passione (Mc 9,31). Ma i discepoli in quel momento non riescono a comprendere bene le parole del Maestro (Mc 9,32). Per comprendere Gesù e la profondità del Suo parlare ci si deve abbandonare all’azione dello Spirito Santo e l’umanità deve lasciare spazio alla spiritualità, nella totalità.
Chi vuole sondare i Misteri di Dio con la mente umana, con la razionalità, sempre si troverà spiazzato di fronte a Dio. Chi vuole comprendere la Verità di Dio deve farsi come i fanciulli, come dice Gesù nel Vangelo di oggi (Mc 9,36-37), ed accogliere nella semplicità, tipica dei fanciulli, ciò che lo Spirito suggerisce. Chi non fa questo, mai potrà accogliere il Figlio di Dio, il Mistero del Suo Sacrificio eucaristico e il Suo manifestarsi nella storia.
In questa Terra d’Amore Gesù ha rivelato alla Sua Fanciulla, Maria Giuseppina Norcia, che qui vi sarà il compimento della storia della Salvezza. Il Padre ha scelto questa Terra d’Amore, mandando il Suo Spirito, per dare compimento alle Sue promesse. In questa Culla d’Amore il Padre ha posto il Suo Tabernacolo, dove lo Spirito di Gesù è vivo.
Non si può affermare, come affermano i responsabili della chiesa di Roma, che la rivelazione è “chiusa”, terminata, finita duemila anni fa. Dicendo questo si vorrebbe annullare l’azione dello Spirito di Dio che procede dal Padre e dal Figlio nella storia (Gv 16,13). Così come disse Gesù di Giovanni il Battista, che era animato dallo Spirito del profeta Elia che procede nella storia (Mt 17,11-13), così è per lo Spirito del Cristo Risorto, che procede nella storia ed anima il cuore dei Suoi figli, per rivelare loro il manifestarsi del Progetto di Dio. Solo accogliendo lo Spirito di Gesù si comprende la Verità tutta intera, assoluta (Gv 16,13). Ma se non si crede che Gesù è la Verità assoluta (Gv 14,6), come affermato dal vertice della chiesa di Roma, mai si potrà accogliere lo Spirito di Gesù che si manifesta nella storia.
Gesù, nel Vangelo oggi proclamato, ci dice che chi accoglie i bambini, i fanciulli, accoglie Lui (Mc 9,37a). Chi accoglie Lui, accoglie il Padre (Mc 9,37b). I piccoli, ci dice Gesù, vanno accolti, non scandalizzati (Mt 18,6; Mc 9,42). Chi scandalizza e abusa dei piccoli, mai potrà accogliere Gesù e il Padre. E non accogliendo Gesù, non lo si potrà donare e portare agli altri. Questo cancro ha devastato il corpo della Chiesa di Roma, che non si è voluto curare per tempo. Oggi il cancro è ovunque. E al di là delle parole, delle c.d. “commissioni” formalmente istituite, la realtà è che si continua a non voler curare quel cancro, ma lo si nasconde. Questa è la verità, nonostante i proclami e ciò che si vorrebbe far apparire. L’apparenza è una cosa, la sostanza è un’altra, come ciascuno può ben vedere e constatare. Questo è il tempo in cui ognuno deve essere ben consapevole di ciò cha accade intorno a sé. Ognuno deve approfondire con cura le notizie che vengono diffuse. E ognuno deve preoccuparsi, in prima persona, della salvezza della propria anima, senza ascoltare e affidarsi ciecamente a chi pretende di essere visto come guida, ma che in realtà è cieco; e conduce nel baratro se stesso e coloro che lo seguono, come dice Gesù (Mt 15,14; Lc 6,39).
L’abito non fa il monaco. L’abito bianco non è sempre sinonimo di santità. La differenza la fa il cuore. In questi tempi duri e difficili della cristianità il male si insinua ovunque e si nasconde soprattutto dove mai ci si aspetterebbe di poterlo trovare. Ciascuno giudichi bene per ciò che vede e sente, dove vi è coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa. Chi fa il bene, lo fa quotidianamente, nella sostanza, coerentemente agli insegnamenti del Vangelo, non facendo propaganda. Le vere riforme non si annunciano. Si fanno. Nella concretezza. Questo vale per ogni ambito della vita e per ogni istituzione, civile, militare e religiosa.
La Fanciulla di Dio ha vissuto la passione di Gesù, subendo infinite prove ed umiliazioni da una gerarchia che Le ha fatto la morale ma che mai ha rispettato l’“abc” della morale cristiana, che ha condannato la Nuova Gerusalemme senza appello, senza approfondire la profondità della Sua rivelazione, della missione di salvezza che il Padre ha rivelato in questa Terra d’Amore. Tanti sono stati i frutti della Sua missione: conversioni, guarigioni spirituali e corporali. Ma nessuno ha mai voluto veramente approfondire tali frutti. Lo faremo noi ora, in questo nostro essere Chiesa, liberi, per poter manifestare al mondo ciò che è. Come dice Gesù, ogni albero si giudica dai frutti che produce. Ove i frutti sono buoni, giusti e santi, l’albero è santo (Mt 7,17; Lc 6,43). Ove i frutti sono marci, intrisi di impudicizia, carichi di veleno e di ogni falsità e rivalità, l’albero non è buono, ma è pronto per essere tagliato e gettato nel fuoco (Mt 7,19). Già la scure è posta alla radice dell’albero, dice Gesù (Mt 3,10; Lc 3,9). Saranno condannati dai loro stessi peccati e le loro stesse azioni si ritorceranno contro.
In altre realtà non si vive più lo spirito di servizio evocato nel Vangelo di oggi. Si vive lo spirito di predominio. Ciascuno vuole essere più grande dell’altro. All’interno dello stesso corpo, dello stesso schieramento, si litiga e ci si contrappone: gli uni contro gli altri.
Il Padre ha voluto questa Chiesa per restaurare la cristianità e riportare tutto e tutti al Suo Pensiero originale. Nella “catechesi” rivelata alla Sua Fanciulla, Gesù ha chiesto a tutti di rimettere al centro della propria vita la preghiera e l’unione fraterna, per tornare a vivere lo spirito di servizio, che porta a «servire i fratelli, non a servirsi di loro» (Mc 9, 35; Mc 10, 43-45), per dare a tutti la possibilità di vivere la vera pace, la vera e non l’apparente libertà, che tanti evocano, invocano, ma che pochi veramente vogliono concedere al popolo di Dio.
In questa Chiesa lo Spirito del Cristo risorto accompagnerà i figli di Dio a comprendere il Mistero della Salvezza del Padre. La viva preghiera e la vera fratellanza torneranno ad essere centro della vita di ognuno, affinché lo Spirito del Padre, l’Amore del Padre possa tornare a circolare liberamente. Quell’Amore puro, vivo, vero, santo, che in questa Terra ha fatto nuovamente innamorare tanti, credenti e non credenti; che ha fatto tornare tanti a ricevere i sacramenti, tanti ad aprire il proprio cuore per chiedere perdono al Padre e ricevere la Sua misericordia, per voler essere in comunione con Gesù, Pane vivo disceso dal Cielo (Gv 6,51), da Cuore a cuore, da Spirito a spirito, rispettando i Comandamenti del Padre e mettendo in pratica i Suoi insegnamenti. Non per obbligo, ma per Amore.
Per questo in questa Chiesa non vi potrà mai essere spazio per i protagonismi, per gli individualismi. Questo Corpo deve rimanere puro. Ogni membro corrotto sarà tagliato (Mt 18, 8-9; Mc 9, 43-47). Ognuno nella libertà può accettare o meno le regole di questa Chiesa. Ma quando si accetta di far parte di questo Corpo, le regole si devono rispettare, per il bene del Corpo stesso. Diversamente si ripeterebbero gli errori di altre realtà, che a forza di coprire il marcio e il male che era entrato all’interno, anziché intervenire per tempo (come aveva richiesto Dio Padre tramite le rivelazioni dei Suoi piccoli messaggeri) ha preferito nascondere, coprire. Ora che quel corpo non si può più curare perché il male ha invaso gran parte del corpo stesso, a partire dal suo vertice. Tanti piangono e si stupiscono di tutto ciò e invocano il Padre e chiedono al Padre: «Padre dove sei? Padre perché ci hai abbandonato?». Il Padre non abbandona i Suoi figli, non li ha abbandonati. Il Padre ha agito per tempo e nel tempo.
Quell’errore, in questa Chiesa, non si ripeterà. Meglio essere chiari all’inizio che avere problemi più grandi in seguito. Le mele marce devono essere isolate dalle mele buone. Per questo, nella libertà ma nella consapevolezza, chi vuole entrare, entra; e chi vuole uscire, esce, nella piena libertà. Gli squilibrati e gli esaltati, purtroppo, sono ovunque. Ma in questa Chiesa vi sono “figli”: che vogliono tornare a vivere la cristianità autentica, che dal 13 marzo del 2013 non si riconoscono più nello spirito che anima quella realtà. Questi figli di Dio hanno fatto la propria scelta, con coerenza, trasparenza e linearità. Chi è d’accordo avanza, chi non è d’accordo è libero di fare altro, anche di criticare. Ma non di calunniare, dire menzogne, al solo scopo di infangare, distruggere e incutere paura nel cuore della gente, creando ad arte notizie false, diffondendo falsi “scoop”. A questo proposito ricordiamo a tutti le parole proferite dal saggio Gamaliele al tempo di Gesù, che disse: «Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!». (At 5,38-39). Questo è scritto negli Atti degli Apostoli. Come detto in precedenza, la storia è madre e maestra. Ma spesso gli uomini la dimenticano.
Questa è la difesa della cristianità che questa Chiesa ora può manifestare liberamente. «Chi non è contro di noi è per noi» (Mc 9,40), dice Gesù a conclusione del brano del Vangelo oggi proclamato. Tutti coloro che hanno veramente a cuore il futuro della cristianità e vorranno unire gli sforzi per far trionfare l’unico Bene primario, il Dio Uno e Trino, troveranno in questa Chiesa uomini e donne pronti a collaborare con lealtà, per favorire il compimento di Pace che il Padre ha promesso alla Sua Fanciulla, rimettendo al centro il Comandamento dell’Amore (Mc 12, 28-31), che porta a vivere la preghiera e la fratellanza, per far trionfare anche nella vita sociale, economica e politica il bene comune, lo spirito di servizio, affinché le libertà fondamentali di ogni individuo siano attuate e garantite, senza discriminazioni.
Questo è l’auspicio e la preghiera che come Chiesa formuliamo anche in questo giorno, affinché tutti coloro che saranno chiamati da oggi in avanti a rappresentare il popolo nelle varie sedi istituzionali di questa Nazione e di altre possano incarnare l’insegnamento di Gesù, che ci chiede con onestà e lealtà di «servire i fratelli», «non di servirsi di loro». E così sia.