La carne non giova a nulla:
si vive in comunione con Gesù in Spirito e Vita
2 Giugno 2024
Festa Solenne del Corpus Domini
Vangelo: Giovanni, Cap 6, vv. 48-63
Omelia del Pontefice Samuele
Grande è la Festa e grande è il Mistero che oggi celebriamo, il Mistero del Pane vivo disceso dal Cielo (Gv 6,51), un Mistero cruciale della Cristianità, cuore della Cristianità: Cristo pane, Pane vivo, Pane che dona la Vita, il Pane della Vita. E Cristo ci invita a mangiare di questo Pane per poter vivere in eterno. Chi mangia il Pane, Cristo pane, vive per l’eternità (Gv 6,58). Chi mangia un altro pane, che non è Cristo, è destinato a perire (2Pt 2,12).
Ecco la Comunione e la comprensione della Comunione: vivere è Cristo, senza Cristo non vi è Vita. Vi può essere vita biologica in questo mondo, ma non vi potrà essere Vita eterna nel mondo eterno (Mt 10,28). Ecco la prima comprensione su cui tutti dovrebbero posare lo sguardo, posare il cuore per comprendere che solo in Cristo vi è Salvezza e non in altre religioni passate (2Gv 1,9), che sono rimaste all’“occhio per occhio e dente per dente”, che mai potranno comprendere l’essenza dell’Amore, l’essenza della Comunione; così come, infatti, quei Giudei non compresero quelle parole (Gv 6,52). E non vi può essere neppure salvezza in filosofie che mettono al centro la morte anziché l’Amore, o in altri che nel nome di Dio si riuniscono per fare guerra e portare la morte.
Mai vi potrà essere Salvezza (1Gv 3,14) in tutti costoro, la Salvezza è solo in Colui che si è fatto Pane, donandosi e invitando tutti a mangiare e a bere di quella Carne e di quel Sangue per poter ereditare la Salvezza (Gv 6,54). Parole che vanno comprese alla luce di tutto ciò che è Spirito: “È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova nulla” (Gv 6,63); non vi potrà mai essere vera comprensione di questo discorso se non ci si abbandona allo Spirito, a quello Spirito Santo Amore che ha dato Vita. Tutto è partito dal Soffio vitale dello Spirito mandato dal Padre per poter dare la Vita (Gen 2,7) e quello Spirito, che inizialmente ha fatto sì che tutto fosse, ci accompagnerà anche e soprattutto nella parte finale (Ap 22,17), per far sì che tutti possano fare ritorno in quel Cuore di Padre da cui tutto ha preso vita.
Quindi, per poter comprendere il significato profondo della Comunione con Gesù, bisogna partire dal rapporto che Gesù ha avuto ed ha con il Padre Suo, una Comunione viva tra Padre e Figlio, tra Figlio e Padre (Gv 17,21), così come in questa pagina del Vangelo ci è stato ben spiegato dallo stesso Gesù: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre”, prima relazione, così vi è una seconda relazione che dal Figlio passa ai figli, “così anche colui che mangia di me vivrà per me” (Gv 6,57) dice Gesù. Ecco questa relazione che deve essere posta al centro della comprensione dei figli di Dio che vogliono comprendere il significato profondo della Comunione. Guardare a Gesù e al Suo rapporto con il Padre (Gv 14,9) per poi, a loro volta, poter mettere in pratica ciò che Gesù ci insegna per fare la Volontà del Padre.
Ecco allora questa prima azione verticale, che congiunge il Padre al Figlio, il Figlio al Padre, e questa seconda, orizzontale, che ci fa vivere il rapporto di fratellanza su questa terra, in Comunione con Colui che si è fatto Fratello, quel Figlio che ha voluto spogliarsi della Sua Divinità per rivestirsi della Umanità, affinché chi, umano, possa divenire come Egli è (Eb 3,6), divinizzarsi e divenire così tanti piccoli Gesù e tante piccole Maria.
Maria, Maria è la chiave (Rivelazione di Gesù a Maria Giuseppina Norcia, “La Catechesi”, 01/01/1988) ancora una volta per poter comprendere tutto ciò. Colei che ha vissuto meglio e prima di tutti la Comunione con Gesù è Maria, chiamata a contenerLo nel Suo Cuore finito, dilatatosi per contenere l’Infinito (Lc 1,35). Chi più di Maria ha vissuto in Comunione con Gesù? Lo ha contenuto da subito, da sempre, “ti conosco da sempre tu sei in relazione con me da quando ti ho creato” (Rivelazione di Gesù a Maria Giuseppina Norcia, “Non sei mai sola”, 28/10/1985): la relazione tra Gesù e Maria è inscindibile.
Maria è in comunione con Gesù da sempre, da quando era nella Mente del Padre (Pr 8,23) e nel momento in cui il Verbo, la Parola, si è incarnato nel seno di Maria e ha preso carne, ecco che quella Comunione è divenuta visibile (Gv 1,14) per poi, ecco gli ultimi tempi, far sì che tutto ciò che è divenuto visibile potesse tornare ad essere vissuto alla luce dello Spirito. Il Verbo si è fatto carne e il Verbo viene compreso alla luce di ciò che è Spirito (Gv 4,23), per poter comprendere ciò che è Vita.
Spirito e Vita: ecco il Verbo.
E per far sì che tutto si compia, ora questa Chiesa riporterà tutto a ciò che è Spirito (1Gv 5,6). Allora quei primi amici avevano bisogno di segni tangibili per poter comprendere quel linguaggio duro (Gv 6,60), che non a caso è stato definito il “linguaggio dello scandalo”, segno di spartiacque, anche allora, anche tra i discepoli di Gesù. Qualcuno se ne andò dopo quel discorso e Gesù cosa fece? Arretrò? Oppure disse: “Voi cosa volete fare? Volete andare via pure voi?” (Gv 6,67). “Maestro, dove andremo? Tu solo hai parole di vita eterna” (Gv 6,68). E così è ora: tanti hanno girato le spalle, altri sono rimasti perché hanno riconosciuto il Verbo di Vita eterna e sono qui per poterLo vivere e portare tutto a compimento.
È lo Spirito che dà la Vita, la carne non giova a nulla (Gv 6,63). Ecco allora che il fare la comunione ora deve essere compreso alla luce di ciò che è Spirito. Si sarebbe potuto nuovamente consacrare quel pane e quel vino: “Chi contro di noi?” (Mc 9,40), ma si vuole avanzare affinché ogni parola si compia. Non è la carne. Si vive Gesù vero Pane e vero Cibo, ma lo si deve vivere e ricevere spiritualmente perché tutto deve essere compreso e vissuto alla luce di ciò che è Spirito (Gv 14,17).
Non si è potuto fare allora perché quei primi amici non avrebbero potuto comprendere, avevano bisogno anch’essi di segni tangibili, lo si deve comprendere ora, così come si fa per il Battesimo: Spirito Santo e Fuoco (Mt 3,11); così per la Comunione, Comunione spirituale, così come si recita nel momento in cui si proclama la Comunione spirituale: “Ti credo, Gesù mio, nel Santissimo Sacramento e Ti desidero nell’anima mia”.
È un desiderio intimo di voler unire il proprio cuore, il proprio spirito e la propria anima al Cuore, allo Spirito e all’Anima di Colui che è (Ef 4,13). E nel momento in cui vi è predisposizione santa, Gesù viene; se non vi è predisposizione santa, Gesù non viene, anche se Lo si invoca. E questo è ciò che anche tanti non hanno compreso e pretendono che Gesù venga indipendentemente dalla santità di colui che formula quella preghiera (Gal 1,8) e indipendentemente dalla santità di chi Lo riceve (1Cor 11,27). Più la prima, a dir la verità, che la seconda: sbagliata la prima, sbagliata la seconda. Gesù non viene a comando. Gesù viene per amore, dove trova amore. Non è vero che se il ministro è indegno, Gesù viene ugualmente. Lo può fare singolarmente verso quel cuore, ma è un’eccezione, non è la regola. E tanti hanno piegato Gesù alle loro regole per un proprio tornaconto.
Non è questo il significato dell’essere in comunione con Gesù: si deve essere degni, fuggire ogni tentazione (Gc 1,12) e non avere alcun legame con il peccato e fare la volontà del Padre come ha fatto Gesù, come ha fatto Maria (Mc 3,35). Allora sì che si vive la Comunione.
Torniamo a Maria, sempre tornerà questa Chiesa a Maria perché se si comprende Maria, si comprende Gesù e i Misteri di Gesù, se non si comprende il Mistero di Maria, non si potrà mai comprendere il Mistero e i Misteri di Gesù. Maria è stata chiamata a restaurare una relazione che era stata per troppo tempo interrotta o ignorata. Grazie alla preghiera, all’intercessione di Maria, questa restaurazione è stata l’oggetto della Sua Missione per tutte le anime che il Padre Le ha affidato.
E questo è un percorso che non si può fare per gruppi, ma va fatto singolarmente, a tu per tu con il Signore (Rivelazione di Gesù a Maria Giuseppina Norcia, “Non sei mai sola”, 28/10/1985), così come a tu per tu ci si reca di fronte a questo Tabernacolo. È un momento sacro, fratelli: non si va davanti al Tabernacolo parlando o pensando ad altro. Nel momento in cui si entra nel Cortile dell’Amore, si varca quel cancello, si entra in un’altra Dimensione, dove il Cielo prende il sopravvento, e quindi ci si prepara per ricevere Gesù (Eb 4,16), per poter degnamente ricevere Gesù (Eb 10,22). Diversamente Gesù non viene.
Ecco la Comunione dei figli di Dio, quotidiana: nel momento in cui si chiama Gesù e si è degni, in grazia di Dio, come si suole dire, Gesù viene, prende parte e si diventa un tutt’uno. Così come Gesù è Uno col Padre e con lo Spirito (Gv 10,30) e così come tra fratelli si diventa una sola cosa (1Cor 12,27), così come nel Sacramento del matrimonio gli sposi diventano una sola carne (Ef 5,31). Ecco il Mistero del Sacramento che unisce per sempre. Ecco la Comunione di cuore, di anima e di spirito che si vive con Gesù, il Pane vivo, Colui che dona la Vita e la dona per l’eternità.
Tutti coloro che vogliono prendere le mani di Maria, lasciarsi prendere le mani ed essere condotti nel Cuore del Padre troveranno Vita, Vita eterna (Gv 6,48) perché nel Cuore del Padre vi è la Vita, dimora Colui che è Vita, che porterà tutti in quel Giardino che è il Seno Immacolato di Maria (Ap 21,2).
Ecco Maria che porta in grembo la Divinità, incontra l’umanità, così come abbiamo meditato nella Festa della Visitazione, or ora celebrata; Maria, divinità nel proprio Grembo, incontra Elisabetta, umanità che ha creduto, e quell’umanità, fusa con la divinità, annuncia la Salvezza (Lc 1,45). Ecco il Precursore ed ecco il compito dei figli di Dio che, sull’esempio del Precursore, vogliono incarnare e ricevere e accogliere l’umanità per portarla a tutti affinché per tutti si possa vivere la Comunione con il Pane della Vita. E così sia.