Questo è il tempo della Nuova Alleanza.
Di là il Figlio verrà a giudicare i vivi e i morti

30 Giugno 2024

Vangelo: Giovanni, Cap 5, vv. 19-30
Omelia del Pontefice Samuele

Ecco il Figlio che vuole fare la Volontà di Colui che Lo ha mandato (Gv 5,30). Ecco i figli che, ascoltando la voce del Figlio, vogliono fare la Volontà del Padre Santo, che tutto ha voluto e che tutto vuole portare a compimento.

Siamo giunti, cari fratelli, al termine di questo mese dedicato al Sacratissimo Cuore di Gesù e vogliamo onorare il Cuore di Gesù fino alla fine, lasciandoci pervadere da queste parole di vita, in questo dialogo vivo tra il Padre e il Figlio (Gv 5,20), in cui il Figlio ci fa comprendere qual è il Suo rapporto con il Padre, donandoci la possibilità già ora di poter comprendere quel legame intimo da tanti non compreso, quel legame profondo che porta il Figlio ad essere unito al Padre e il Padre ad essere unito al Figlio affinché Padre e Figlio siano una cosa sola (Gv 17,23).

Ecco il mistero centrale del Cristianesimo: Padre e Figlio e Spirito Santo, una cosa sola. Ecco questo dialogo che oggi approfondiremo, perciò chiedo attenzione, chiedo concentrazione per poter penetrare nella profondità questo dialogo che ci porta a vivere l’intimità del Cuore del Padre unito al Cuore del Figlio.

Questo dialogo inizia con Gesù che per ben tre volte chiama la nostra attenzione e dice: “In verità, in verità vi dico”. Uno: “Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa.” (Gv 5,19) e questa prima frase di Gesù ci porta immediatamente ad un altro passaggio del Vangelo di Giovanni dove Giovanni riporta ciò che Gesù dice: “Io e il Padre siamo una cosa sola.” (Gv 10,30). E questo concetto è stato ribadito dal Padre Santo in una Rivelazione a Maria Giuseppina che abbiamo celebrato pochi giorni fa, il 28 giugno, nell’anniversario che ricorreva, chiamata “L’Immacolata abita in noi”, dove il Padre parlando dice: “Indicate agli uomini la retta via e la Nuova Era che sopraggiunge in questo luogo. La Mia POTENZA è divisa in NOI TRE PERSONE DIVINE. Il movimento che NOI facciamo è uguale e costante in tutto.” (Rivelazione di Dio Padre Onnipotente a Maria Giuseppina Norcia, “L’Immacolata abita in Noi”, 28/06/1983). Ecco il Figlio, ecco il Padre, in questa unicità che Li lega.

Secondo passaggio del discorso di Gesù: “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Gv 5,24). Quale morte, quale vita? L’Apocalisse ci aiuta a comprendere di quale morte e di quale vita sta parlando Gesù. Nel Vangelo, Gesù dice, ad un certo punto, a quel giovane che Lo voleva seguire ma che voleva prima andare dal padre: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio” (Lc 9,60). E nell’Apocalisse, sempre Giovanni, parlando dei centoquarantaquattromila, dice: “Ecco i segnati, con il sigillo, da ogni tribù dei figli di Israele. Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l’Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi” (Ap 7,4.14-17).

Ecco la prima Resurrezione. Ecco il passare già in questa vita dalla morte alla vita, abbandonando tutto ciò che è peccato, tutto ciò che è male, per risorgere già ora a vita nuova e vivere una vita da santi (Ap 14,12), i santi che in questi ultimi tempi sempre di più dovranno manifestarsi per il loro esempio e per il loro comportamento. E queste parole dell’Apocalisse riprendono Isaia, sia nel capitolo 4 che nel capitolo 49 (Is 49,8-10), quando vi è quella “letteratura del Germoglio” che sempre di più Isaia ci propone (Is 4,2), facendoci comprendere la chiamata del Messia.

Terzo passaggio di questo dialogo di Gesù in questo brano del Vangelo: “In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno” (Gv 5,25). Nuovamente chiedo: quale vita? Vivranno quale vita, nel momento in cui udranno e ascolteranno la voce del Figlio di Dio?

Ecco che arriva per tutti il momento della scelta, nel momento in cui si ode la voce del Figlio di Dio che parla e dona il Suo Segno per radunare i Suoi figli dove il Padre ha posto la Sua Tenda (Is 33,20).

E io vi dico: così come il Bimbo posto nella mangiatoia è stato il primo Segno che il Padre ha voluto dare all’umanità per far comprendere la presenza di Suo Figlio, mandato nel mondo per dare inizio al Mistero della Redenzione in quella prima Grotta (Lc 2, 12), ecco che qui vi è l’altro e ultimo Segno, in questa seconda e ultima Grotta – dirà Gesù: “Non ve ne sarà un’altra mai più.” (Rivelazione di Gesù a Maria Giuseppina Norcia, “Lo Spirito Santo”, 13/09/1984) – dove il Padre manifesta la presenza del Figlio per nuovamente radunare i Suoi figli nell’unico Ovile sotto l’unico Pastore (Ger 50,6), per sigillare quella terza ed unica Alleanza affinché i figli possano ascoltare la voce del Padre che tramite il Figlio li raduna e li chiama a Vita nuova, per risorgere già ora e vivere già ora da risorti il Regno, Regno di Gesù, Regno di Maria (Rivelazione di Dio Padre Onnipotente a Maria Giuseppina Norcia, “L’Immacolata abita in Noi”, 28/06/1983). Ecco il momento della scelta a cui oggi tutti sono invitati: chi ascolta la voce del Figlio di Dio (Gv 10,16) e viene a radunarsi nella Nuova Gerusalemme, compimento delle Scritture (Ap 3,12), avrà la Vita; chi, pur ascoltando questo invito, volontariamente vorrà non accoglierlo, non andrà incontro alla Vita.

Un’altra Rivelazione ricorre oggi, in questo giorno, 30 giugno, quella Rivelazione del 30 giugno del 1985 chiamata “L’Altare privilegiato Eterno per l’unione ipostatica” nella quale Gesù dice alla Sua Fanciulla: “Perché, allora, tanto livore per i Miei Segni? Si ripete ancora una volta la storia della Mia Passione ed Io vengo nuovamente giudicato e messo al bando, solo perché opero per la Redenzione umana e per l’attuazione del Nuovo Regno di Pace. Ah, il peccato contro lo Spirito Santo, che consiste nel negare la Verità conosciuta, ancora persiste a causa dell’ostinata volontà e della mancanza di tutte le disposizioni al Perdono. […] Il peccato contro i Miei Segni potrà essere perdonato, ma non quello contro gli effetti dei Segni nelle anime: negare la realtà e l’origine delle Mie meraviglie, delle Mie Opere, significa negare Me. E al terzo giorno saranno sgomenti, atterriti, quando, da questa Culla, darò il Segno della Mia Divinità, che sarà Resurrezione per pochi e condanna per molti. A quanti presumono di aver accolto la Mia Parola, dimostrerò coi fatti che la loro perversione è grande e che è pericoloso calpestare le grazie di Dio” (Rivelazione di Gesù a Maria G. Norcia, “L’Altare Privilegiato Eterno per l’Unione Ipostatica”, 30/06/1985). Ecco il Segno che, se accolto, ti porta a risorgere; se disprezzato, ti porta nuovamente a mettere in croce (Ap 11,8) Colui che è sceso per attirare tutti a Sé. Eccolo il nostro Gesù, contornato da questi quattro, con questi raggi unito al Padre e allo Spirito (Ap 5,6).

E al terzo giorno saranno sgomenti (Ap 11,11). Ecco che questo terzo giorno ci riporta a questo terzo millennio dove tutto si compie (Gv 2,19) e dove Gesù, dando il Segno della Sua Divinità e della Sua Presenza in questa Culla, attirerà a Sé coloro che avranno ascoltato la Sua voce (Gv 10,27) e allontanerà coloro che, pur venendo, si sentiranno rispondere: “Non vi conosco” (Mt 25,12).

Gesù prosegue in questo brano del Vangelo e dice ancora: “Come infatti il Padre ha la vita in sé stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in sé stesso; e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo.” (Gv 5,26-27). Parla del giudizio, ma ancora in Giovanni aveva parlato del giudizio; in Giovanni 3 si legge: “E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie” (Gv 3,19). E ancora, in Giovanni 12: “Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori” (Gv 12,31). Sarebbe arrivato un tempo in cui il Figlio, per volere del Padre, avrebbe avuto il potere di giudicare per allontanare il principe di questo mondo e tutti i suoi seguaci.

Viviamo tempi non semplici, dove la contaminazione è totale, così come Gesù, nella Rivelazione pocanzi richiamata, conferma alla Sua Fanciulla: “La contaminazione è generale ed ha raggiunto le più alte sfere. […] La colpa e la morte dominano ormai sull’uomo, perché sono poche le testimonianze dei giusti. Ma l’importante è che il buon grano non diventi zizzania” (Rivelazione di Gesù a Maria Giuseppina Norcia, “L’Altare Privilegiato Eterno per l’Unione Ipostatica”, 30/06/1985). Ecco la responsabilità a cui siamo chiamati, a cui sono chiamati i figli di Dio che vogliono rimanere fedeli: pur vedendo un contesto di contaminazione, si deve rimanere integri (Ap 14,12) affinché ben si distingua la zizzania dal grano (Mt 13,30), perché in questi ultimi tempi l’azione demoniaca cerca di alzare una cortina fumogena per non far comprendere dove vi sono gli uni e dove vi sono gli altri, retti e saldi nella fede per poter portare a compimento la chiamata.

Dice ancora Gesù in questo brano del Vangelo: “Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” (Gv 5, 28-29). Udranno la Sua voce, dice Gesù. Ecco che Colui che è Vita farà udire la Sua voce affinché coloro che dovranno risorgere risorgeranno e coloro che invece avranno fatto il male saranno condannati (Mt 25,41).

Non è vero che la salvezza è gratuita, cari fratelli, come si insegna altrove. Dobbiamo ora conquistarla, affinché tutto sia portato a compimento, e aiutare i fratelli a far comprendere che la cosa più importante di questa vita è vivere da santi per poter meritare di ricevere la Vita eterna (Gd 1,21). D’altronde nell’Apocalisse è scritto: “Beati e santi coloro che prendon parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille anni.” (Ap 20,6). Primo passaggio, preludio del passaggio secondo e ultimo, prima richiamato.

Ma sempre nell’Apocalisse è anche scritto: “Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco.” (Ap 20,13-14). Ecco la condanna definitiva e questo avverrà nel momento in cui avverrà il giudizio: non “fine del mondo” ma “fine del male” (Gv 16,11) per poter iniziare in quella Vita nuova, in quella Terra nuova e rinnovata dall’Amore di Dio.

Dice ancora Gesù in questo Vangelo ricco, fratelli, ricco, molto ricco: “Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.” (Gv 5,30). Ecco il Figlio che agisce in obbedienza al Padre e quello stesso Padre che, nella Rivelazione “L’Immacolata abita in noi”, prima richiamata, dice: “IO non voglio punire l’uomo, ma egli stesso si è creato la propria morte, distruggendo così i Valori Divini.” (Rivelazione di Dio Padre Onnipotente a Maria Giuseppina Norcia, “L’Immacolata abita in Noi”, 28/06/1983). Non è Dio che vuole condannare l’uomo: è l’uomo che si autocondanna nel momento in cui si allontana da Dio e dai valori divini.

Ecco l’azione subdola, di chi appartiene al nemico di Dio, nel cercare di far abbassare la guardia ai figli, facendo credere che tutto è gratuito, che Gesù perdona sempre e comunque, affinché abbassando la guardia nei confronti del peccato si calpestino i valori divini e si venga poi travolti dal peccato (Gen 3,4); e tanti se ne accorgeranno quando sarà troppo tardi.

Ecco la volontà dei figli di Dio nel cercare di annunciare e aiutare quanti più possibile. Questo dobbiamo fare, accogliere la Volontà del Padre (1Gv 2,17), accogliere la Nuova Gerusalemme (Ap 21,10) che il Padre ha rivelato alla Sua Fanciulla, compimento delle Scritture: chi L’accoglie si salva; chi non L’accoglie non si salverà in questa terza e ultima Alleanza che il Padre sancisce con il Suo Piccolo resto rimastoGli fedele (Dt 7,7).

Ecco perché Gesù dice alla Sua Fanciulla: “Io vi chiamo con insistenza per farvi comprendere che ormai si tratta di un cammino nuovo e decisivo. Questo è il tempo della nuova Alleanza”, parole ascoltate da tanti nel tempo, ma non comprese. Ora, fratelli, le dobbiamo comprendere: “Se volete seguirmi, dovete decidervi e dare la vostra personale testimonianza, essere veri cristiani e condividere la Mia compassionevole sofferenza. Per voi Io ho affrontato il dolore, per Me voi dovete affrontare il dolore. Non dovete temere nulla perché sarò sempre con voi”.

Ecco che la salvezza passa dai nuovi testimoni, dai martiri che testimoniano con la propria vita la loro appartenenza a Dio (Gv 15,27). Così come oggi celebriamo i protomartiri; ecco che i protomartiri ci devono dare la spinta per poter essere ora quei nuovi martiri, quei nuovi testimoni che si uniscono al Sacrificio salvifico del Cristo. Così come Gesù, in quella Rivelazione che oggi ricorre, dice alla Sua Fanciulla: «I martiri», quindi i corredentori con il Cristo, «hanno dato compimento in sé alla Mia Morte e Resurrezione, alla Mia Pasqua, nella maniera più eroica, più perfetta. Sono divenuti così: “Altare privilegiato Eterno”. Il loro sangue unito al Mio ha reso candide le loro vesti ed è stato effuso per la Redenzione di molti. Prendete esempio da loro» (Rivelazione di Gesù a Maria Giuseppina Norcia, “L’Altare Privilegiato Eterno per l’Unione Ipostatica”, 30/06/1985).

E chi più di noi ci è di esempio è la Fanciulla di Dio, Colei che ha preso esempio e ha incarnato queste parole nella perfezione. Ci avviciniamo in questi giorni a festeggiare la Sua salita al Cielo, la Sua chiamata (Rm 8,29) ed ecco che Ella torna prepotentemente al centro della nostra vita per poter, con il Suo esempio, guidarci, avendo Ella incarnato e messo in pratica le parole che ora abbiamo ascoltato, avendo Ella partecipato al Mistero della Corredenzione, partecipando della Sua natura Divina, così come Gesù Le disse in quella Rivelazione dell’Altare privilegiato: “Veri fratelli Miei sono coloro che compiono la Mia Volontà e sono uniti a Me, mediante i vincoli dell’Amore e della Grazia, che è partecipazione della Mia Natura Divina, e li rende, perciò, figli Miei.” (Rivelazione di Gesù a Maria Giuseppina Norcia, “L’Altare Privilegiato Eterno per l’Unione Ipostatica”, 30/06/1985).

Ecco perché Ella Lo ha amato come Lo ha amato Sua Madre (Rivelazione di Gesù a Maria Giuseppina Norcia, “Il Ritorno di Gesù”, 30/10/1994) ed è da Gesù chiamata “Figlia”. “Li rende, perciò, figli Miei”: coloro che mediante i vincoli dell’Amore e della Grazia hanno partecipato della Sua natura Divina. E questa Fanciulla ha veramente partecipato della Sua natura Divina, essendo ricolmata della Sua Grazia.

Ecco perché Gesù Le dice in quella Rivelazione dell’Altare privilegiato: “Figlia Mia, vedo i tuoi sforzi santi nel far conoscere la Mia Verità e li avvaloro tutti, calandoli nel Mio Preziosissimo Sangue. Ricorda a chi ti invierò” – eravamo nel 1985 – “che la sorte e i frutti del Vangelo dipendono dalle disposizioni personali. Non era certo Mia intenzione predicare la Buona Novella per non essere capito. Bastava che non parlassi!” (Rivelazione di Gesù a Maria Giuseppina Norcia, “L’Altare Privilegiato Eterno per l’Unione Ipostatica”, 30/06/1985).

La salvezza non dipende solo da Gesù, ma dipende dalla predisposizione di chi ascolta. Tutto Gesù fa, tutto i figli fanno, tutto il Figlio fa, ma deve incontrare la predisposizione dei figli sennò quella parola non si incarna e la salvezza non è.

“Piuttosto, nel pericolo di essere frainteso, Io usavo parabole” dice Gesù “in cui risplende solo un raggio della Mia Verità. Cosicché i buoni, desiderosi di comprendere appieno, interrogavano, ottenendo la spiegazione. Quelli che, invece, non avevano buona volontà, non se ne curavano e rimanevano nella loro cecità” (Rivelazione di Gesù a Maria Giuseppina Norcia, “L’Altare Privilegiato Eterno per l’Unione Ipostatica”, 30/06/1985).

Allora diede un raggio. Sarebbe arrivato un tempo, ed è questo, in cui Gesù ha preannunciato lo Spirito di Verità che sarebbe giunto per portare i figli alla Verità tutta intera. E nel Vangelo di Giovanni questo è detto con chiarezza: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza” (Gv, 15,26), “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future” (Gv 16,13). Non un raggio, ma la pienezza dell’annuncio.

Ecco perché, cari fratelli, come sempre vi invito a consacrarci a Maria: “Maria, mi consacro a Te, perché tutti coloro che il Padre mi ha affidato, mi affida e mi affiderà, siano consacrati in forma piena nella Verità” (Consacrazione al cuore immacolato di Maria, Libretto di preghiere “La Nuova Gerusalemme, Terra d’Amore”, p. 23). E così sia.